Per lunga, multisecolare tradizione, che è legittimo far risalire alla contrapposizione platonica fra epistéme e dóxa, vale a dire fra scienza in senso pieno, riservata al ristretto gruppo dei sapienti, e diceria, opinione approssimativa e volubile, tipica della grande maggioranza degli esseri umani, dei pollói, la cultura è stata concepita come dote esclusiva e tendenzialmente egocentrica, se non solipsistica, sorda alle sue responsabilità sociali. In questo libro si sostiene, al contrario, la tesi che la cultura, ovviamente personale e acquisita attraverso lo studio e l’impegno individuali, non può, in realtà, rifiutare la sua responsabilità civile senza correre il rischio di ridursi ad un esercizio, essenzialmente gratuito, che traduce i problemi etici in atteggiamenti estetici, le questioni sociali in occasioni di bravura stilistica, se non in ermetismo e bellettristica, a sicura distanza dalla vita quotidiana delle grandi maggioranze, nel chiuso della famosa «torre d’avorio». È per questa via che gli intellettuali si riducono a parlare di se stessi, contemplando il proprio ombelico, invece di esercitare, nell’interesse di tutti, quello spirito critico, libero e anche inquietante, di cui si ritengono depositari.
[ISBN-978-88-3305-448-3]
Pagg. 120 - € 11,00
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