Sull’interpretazione critica dell’opera di Leopardi ha inciso a lungo il giudizio di Benedetto Croce, che ha ridotto il Nostro a poeta dei «grandi idilli». Dopo di lui, ha dominato la schematizzazione di Natalino Sapegno, che, in linea di continuità con il concetto crociano di «intuizione lirica», ha coniato la definizione di «poesia lirica», come espressione immediata dei palpiti del cuore, e ha elaborato le classificazioni e le periodizzazioni dell’opera leopardiana che la scuola e la critica italiana hanno ripetuto per parecchi lustri, fino ai giorni nostri, con qualche eccezione di rilievo.
Il presente volume si propone di segnare una svolta significativa nell’interpretazione di Leopardi, partendo da una ridefinizione della sua visione della natura, vista in tutta la complessità, come insieme di «sistemi», a loro volta costituiti da una pluralità di relazioni, che, per essere compresa, impone un sistema «aperto», un’«ultrafilosofia», fondata sull’«interazione» tra ragione, sentimento e immaginazione, che si riverbera sul modo di fare poesia del Leopardi, dando vita ad un «pensiero poetante» e alla figura originale del «poeta-filosofo», che integra la passione della poesia con la razionalità della filosofia. Nell’ambito di questo concetto di «ultrafilosofia» vanno ricondotte le questioni relative al «progressismo» o al «nichilismo» di Leopardi, a lungo dibattute dalla critica, prigioniera di opposte «unilateralità».
[ISBN-978-88-3305-466-7]
Pagg. 184 - € 14,00
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