La realtà, che una parte, anche autorevole, della critica ha cercato di “espellere” dal fatto letterario, impone sempre la sua presenza “ingombrante”. L’opera letteraria si configura, allora, come “racconto della realtà”, vista nella sua “multiformità”.
I saggi del presente volume si possono considerare come un viaggio in più tappe attraverso le opere di alcuni scrittori italiani, dell’Ottocento e del Novecento, che hanno rappresentato il reale nella sua dimensione “prismatica”.
Si passa dal rapporto imprescindibile del romanzo “giallo” con la realtà economico-sociale, al “reale fantastico” di Carlo Collodi e di Gianni Rodari, all’esperienza de «La Voce» prezzoliniana, fortemente legata al contesto dell’età giolittiana, al limpido realismo di Antonio Gramsci scrittore per l’infanzia, all’innesto del mito sul ceppo del neorealismo da parte di Carlo Levi e Cesare Pavese, alla rivendicazione della dimensione razionale della realtà, da parte di Roberto Roversi, in polemica con il “Gruppo ’63”, al “surrealismo” di Cesare Zavattini, che non è negazione della realtà, ma visione di essa in una dimensione più ampia e complessa, alla corrispondenza biunivoca tra uomo e realtà territoriale in Nuto Revelli e Mario Rigoni Stern, al verismo di Verga, che fa pesare la sua ideologia di “gentiluomo” sulla descrizione del mondo siciliano, contraddicendo di fatto la poetica dell’ “impersonalità” dell’opera letteraria, al “realismo necessitato” di tanta parte della letteratura siciliana dell’Ottocento e del Novecento.
[ISBN-978-88-7497-754-3]
Pagg. 456 - € 29,00
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