Celebre soprattutto per il pamphlet I piffari di montagna, il Principe di Canosa fu autore in realtà di una immensa mole di opere da cui deriva un pensiero organico e coerente che lo pone tra i massimi pensatori del pensiero controrivoluzionario.
In questo volume:
Memoria difensiva (1799) Lettere da Vienna (1814-1815) Appendici ai Piffari di montagna (1820-1821) Analisi di un articolo della «Minerva» Risposta all’«Amico della Costituzione» Piano dei Liberali per ricominciare la Rivoluzione (1821) Sui tributi (1829) Sulla proporzione delle pene (1831) Lettera al Signor Conte N. N. (1834) Il Giansenismo del secolo XIX (1833) Sul Balì Sanminiatelli (1834) Polemica con Riccini (1832-1837) Lettera ad Amarante (1834) Ritratto (1834 ca.) Il secolo XIX (1835 ca.) Lettera a Ferdinando II (1836) Sulla Restaurazione (1831 ca.)
«Il Re difatti non morendo mai, Ferdinando II è il medesimo che Ferdinando I per il quale la vita cimentaste».
«Un Carceriere realista nel mio senso morale è valutabile e da stimarsi più che un Re, il quale ribelle fosse divenuto della monarchia».
Lettera ad Amarante
«Le stragi comandate dai liberali nell’epoca della democrazia sono moltissime. Similmente note sono quelle fatte da tale canaglia dappertutto. Si è tanto declamato contro le pochissime esecuzioni dei governi assoluti del re Carlo Alberto, del re D. Miguel, di Francesco IV duca di Modena. Ora, in poche settimane, quanti ne ha fatti massacrare il governo liberale di Maria Cristina in Spagna!!»