Il Tevere è Roma e Roma è il Tevere. Sulle sue sponde verdeggianti nascono i miti dell’Urbs quando vuol darsi una leggenda: i gemelli Romolo e Remo, allattati da una lupa e salvati dal fiume, benevolo, dal pastore Faustolo che raccoglie la cesta restata impigliata ad una pianta di Ficus ruminalis i cui discendenti, piace pensare, siano le tante piante di fico che ancora oggi, nonostante i muraglioni, ne ornano le rive.
All’Isola Tiberina nasce il mito di Esculapio e della salute e subito dopo le infrastrutture per i commerci. Sull’isola si curano i corpi e le anime, i primi al Fatebenefratelli, le seconde a San Bartolomeo all’Isola, la storica chiesa nata sul fiume e per il fiume, non a caso scelta dalla Confraternita dei molinari.
La discesa del Tevere e altre storie di fiumara, ripercorre un mondo impastato di secoli e di millenni che non ha una memoria viva, movimentata, seria e divertente insieme, che, in un grande museo, racconti ai più giovani cos’è stata la vita animatissima di questo fiume. Questo libro, raccontando sapidamente una ormai lontana discesa del Tevere in gommone, dalla Villa di Plinio il Giovane ad Anghiari alla foce, vuol porre due problemi: questo di un museo vivo del Tevere, da realizzarsi magari nel già restaurato Arsenale Clementino sulle rive trasteverine, con il concorso delle Soprintendenze e dei circoli nautici presenti in forze sul fiume, e quello di una sua più accurata depurazione che coinvolga l’intero bacino, soprattutto l’Aniene. Altrimenti perché avremmo disceso questo difficile fiume?
[ISBN-978-88-3305-177-2]
Pagg. 184 + 16 pag. a colori - € 20,00
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