Il 1956 è un anno cruciale nella storia del Novecento, nella misura in cui in esso si esprimono potenziate e come aggrumate tutte le tensioni del mondo bipolare: nel giro di pochi mesi si passa infatti dall’apertura rappresentata dal “rapporto Krusciov”, che addita oltre Stalin la possibilità di un socialismo dal volto umano, alla tragedia della rivoluzione ungherese, che tanti dolorosi strascichi lascia negli intellettuali di sinistra.
Nel corso dell’anno l’intellighenzia italiana è attraversata da tale onda di entusiastica speranza e successivo riflusso, evidente nel dibattito culturale e riverberata da una produzione artistica nella quale il peso degli eventi storici non manca di farsi sentire.
L’anno in questione può essere quindi considerato uno spartiacque fondamentale anche per gli scrittori, consumandosi allo snodo più generico della metà degli anni Cinquanta un ripensamento complessivo del fare letteratura che travalica la contingenza politica, preparando i frutti di una nuova stagione.
Protagonisti dei dodici saggi che compongono il presente volume sono: Bassani, Bodini, Calvino, Cassola, Fortini, Leonetti, Pomilio, Sanguineti, Silone e Tomasi di Lampedusa.