Non sempre ortodossi e diversamente irriducibili alla plutocrazia liberal/libertina e alla sua ombra marxista o nichilista, gli intellettuali del Novecento furono protagonisti di un’avventura sfortunata, la cui memoria, purificata dagli errori, depurata dagli influssi del secolo sterminato, può alleviare, forse con dispiacere e stizza del mutante santone Eugenio Scalfari, l’angoscia degli italiani e degli europei strangolati dalle banche.
Testimoni della cultura italiana diffusa all’estero sono, ad esempio, le personalità di vario orientamento e di ineguale levatura culturale e politica, delle quali sono qui proposti brevi profili: Engelbert Dollfuss, Charles Maurras, il primo Jacques Maritain, Henri Massis, Georges Valois, José Antonio Primo de Rivera, Antonio de Oliveira Salazar, Knut Hamsun, Ezra Pound, Josef Tiso, Corneliu Codreanu, Louis Ferdinand Céline, Marcel de Corte, Robert Brasillach, Pierre Drieu La Rochelle, Maurice Bardèche, Léon Degrelle, Georges Oltramare, Chandra Bose, gli insorgenti baltici, Metaxas, Parker Yokei, ecc.
La riflessione critica — mai apologetica, mai giustificazionista — sui protagonisti e sugli autori proibiti è consigliata a quei reduci dal fallimento dei sedicenti moderati, che sono in cerca di un’identità atta a scioglierli dall’abbraccio mortale della falsa destra e/o del liberalismo riverniciato per trionfare sulla miseria dei popoli. Riflessione che esclude tassativamente la resa alle velleità di un estremismo da vicolo cieco e/o da baldoria elettronica.
Di qui l’opportunità di una escursione fuor di parentesi del Novecento proibito. Costituito come avanguardia futurista, in sintonia con il pensiero moderno, il movimento fascista, conquistato il potere nel 1922, incontrò le radici della sua più vera e stabile identità nelle verità indeclinabili, che oppongono la tradizione italiana alle utopie rivoluzionarie e alla falsa mistica dei massoni e dei luterani.
[ISBN-978-88-7497-957-8]
Pagg. 168 - € 13,00
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