Fatalità, fuoco e catarsi. Ecco il romanticismo di Vincenzo Bellini, il musicista siciliano “biondo e di gentile aspetto”, scomparso a soli 34 anni nel 1835. La sua musica è rimasta con le melodie “lunghe lunghe lunghe”, come scriveva Verdi, capaci di incantare le generazioni di ieri e di oggi per la loro bellezza e purezza. Norma, Sonnambula, I puritani sono tra i capolavori assoluti del teatro in musica di ogni tempo, tuttora rappresentati in ogni parte del mondo. Maria Callas, che ha fatto riscoprire Bellini negli anni Cinquanta, aveva colto il segreto dell’arte belliniana: la capacità rara di cantare l’anima, il sentimento dentro ad una atmosfera di ardore e di estasi al tempo stesso.
Protetto da Rossini, rivale di Donizetti, ammirato da filosofi come Schopenhauer e musicisti come Chopin e Wagner, Bellini è passato alla storia come una personalità elegiaca. Ma la sua vicenda personale presenta risvolti di un carattere determinato verso il successo, di fierezza mediterranea oltre che di passionalità romantica. Trasfigurati da una musica dove l’unità parola-suono è spesso perfetta. Bellini è il musicista di “Casta Diva”, ma anche quello di “Suoni la tromba e intrepido”. Un genio, rapito giovane come Mozart Chopin Schubert, ma capace di una intensità poetica straordinaria. Il cui fascino supera il suo tempo e dona a chi entra nel suo mondo una grande felicità.