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La vera storia dell'Uomo Qualunque



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Paolo Deotto
Luciano Garibaldi

LA VERA STORIA
DELL'UOMO QUALUNQUE

Postfazione di Daniele Vittorio Comero


La

     “Qualunquismo”. Pochi sanno cosa voglia realmente dire, a cosa si riferisca. Ma in tanti sono pronti a giurare che il “qualunquista” è un uomo egoista, gretto, che bada solo agli affari suoi, che evita qualsiasi impegno politico e sociale. Se invece leggiamo la straordinaria avventura di Guglielmo Giannini, fondatore del settimanale “L’Uomo Qualunque” e poi dell’omonimo partito politico, scopriremo che quel commediografo di successo, giornalista, scrittore, era un uomo serio, pur con le sue intemperanze, col suo carattere sanguigno e irruente. Scopriremo che il movimento politico che fondò aveva probabilmente un difetto fondamentale: era troppo moderno.
     In un’Italia che usciva dalla Seconda guerra mondiale e dalla guerra civile, che era alla fame e tuttavia ancora dilaniata dall’odio, il giornale di Giannini e successivamente il partito costituirono la voce di quei milioni di italiani che desideravano tornare a una vita normale, che erano disgustati da una politica di settarismo e arrivismo, che volevano tornare a essere cittadini e non continuare a essere sudditi.
     Un’avventura brevissima, quella di Giannini. Il clamoroso successo del settimanale, alla fine del 1944, e del partito, alle elezioni per la Costituente e alle amministrative del 1946, fecero tremare i grandi partiti di massa, la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista, che, alleati nel CLN ma sempre in contrasto tra loro, trovarono un nuovo momento di unità nello stritolamento di un comune nemico che si era dimostrato in grado di catalizzare i voti degli italiani pacifici, lavoratori, stanchi di furori ideologici che avevano portato solo disastri. Alle elezioni politiche del 1948 ebbe inizio il declino dell’“Uomo Qualunque”, che fu inarrestabile. La politica “professionale” aveva vinto e si prese anche la vendetta con la “damnatio memoriae”.
     Luciano Garibaldi e Paolo Deotto tracciano una storia concisa ma chiara del qualunquismo, per farlo conoscere nella sua realtà e, anche, per rendere giustizia a un galantuomo. Nella postfazione, Daniele Vittorio Comero, politologo ed esperto di sistemi elettorali, attualizza il fenomeno, rilevando le analogie tra l’omino schiacciato dal torchio, simbolo della testata de “L’Uomo Qualunque”, e il cittadino di oggi, oppresso dallo Stato grazie a un sistema di polizia fiscale che sta trasformando l’Italia in una DDR ai tempi delle “vite degli altri”.



[ISBN-978-88-7497-796-3]

Pagg. 120 - € 10,00





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