Un giovane talentuoso ma incerto sul proprio futuro decide di entrare in seminario e farsi prete pur di evitare il servizio militare.
Sconsideratamente, questa scelta diventa un errore del quale non sa liberarsi, una prigione morale da cui non riesce a evadere. A nulla valgono i successi che ottiene nella conduzione della Parrocchia che è chiamato a dirigere, né altre iniziative evangeliche che lo vedono protagonista cittadino di una rinascita religiosa. Anzi, la “carriera” ecclesiastica che gli sta di fronte finisce per apparirgli una prospettiva che lo annienta. Colto, educato, affidabile, è additato come un prete modello, il che non fa che acuire il suo dramma interiore di uomo e prete ateo, che non crede ai sacramenti che amministra.
La sua vita gli sembra un ignobile teatro in cui recita una parte drammatica eppure, inaspettatamente, la riconciliazione fra le sue due parti dilaniate arriva nella forma di un’accettazione di sé insieme lucida e struggente.
