Tutte le società, per restare coese, hanno bisogno di un certa quota di conformismo. Nel conformismo di confondono tutti valori medi della società e ogni forma di qualunquismo. Le società riescono a rimanere unite, coese al loro interno, perché gli innovatori e i rivoluzionari sono sempre piccole minoranze. La stessa democrazia si avvale di un consenso politico che si basa sul conformismo e non sull’innovazione. Ciò produce una certa dialettica tra i trasformatori sociali, gli innovatori, e il resto della popolazione che resta subalterna alle mode e ai luoghi comuni.
È proprio in questa dialettica che l’ipocrisia sociale trova, all’infinito, una molteplicità di modi per camuffare la realtà, per corromperla, facendola apparire diversa da quella che è.
La democrazia italiana, che si basa su un disegno costituzionale alto e degno, su una Carta Costituzionale rivolta all’umanità intera piuttosto che ad una sola etnia. rifacendosi direttamente alla Carta per i Diritti umani, più di altre è incline a sviluppare sentimenti ipocriti e atteggiamenti formalistici. Se poi a questo aggiungiamo anche il degrado in cui versa la democrazia italiana, possiamo ben comprendere quanto l’ipocrisia sociale sia diffusa e possa allignare in tutti gli strati sociali.
Giuliano Della Pergola analizza questo fenomeno parlando sì della democrazia italiana, ma cercando anche di dimostrare come l’ipocrisia sia interpretabile quale fenomeno generale.