Due esuli spagnoli si scambiano lettere lungo quasi mezzo secolo. Sono la filosofa María Zambrano e Ramón Gaya, enfant prodige della pittura. Si conobbero negli anni Trenta, condividendo i progetti straordinari della II Repubblica spagnola, le frequentazioni con gli autori e artisti più noti - Rafael Alberti, Federico García Lorca, Pablo Picasso –, promesse infrante dallo scoppio della guerra civile o disperse nell'esodo dei repubblicani di cui i due protagonisti fanno parte. Cambiano gli scenari – il Messico di Frida Khalo, Parigi e Roma in cui Gaya e Zambrano vissero per anni – ma la loro amicizia prosegue nella corrispondenza che ci offre la possibilità di conoscere gli autori attraverso le loro parole, quelle intime rivolte agli amici. È un ritratto della vita quotidiana degli esiliati ma anche dell'ambiente culturale che frequentavano. Cristina Campo, Elémire Zolla, Elena Croce: sono i nomi che ricorrono. Da questo fitto scambio di corrispondenza emerge il quadro di un’epoca appena trascorsa e tuttavia già lontana e, al contempo, la testimonianza di un’amicizia tra due intellettuali che fecero del pensiero – Zambrano – e dell'arte – Gaya – la loro patria.