Nel 1896 Charles Maurras scrive un racconto sulla morte di Lev Tolstoj che sarà pubblicato dopo varie rielaborazioni nel 1931. Lo scritto, intitolato L’Anthropophage, conte moral, ricerca le cause assai misteriose della dipartita del Conte T..., della quale l’Autore dice burlescamente di averla prevista con quindici anni di anticipo.
Il racconto disegna un percorso ascetico di affinamento dell’anima e dello spirito, facendo appello al tolstojano Non uccidere. In esso è esplicitato l’ideale pacifista dello scrittore russo, per il quale solo attraverso l’amore e il perdono si può raggiungere la felicità.
La non-resistenza al male, cardine di autenticità fideistica ed etica, è una prescrizione da osservare e rispettare sia nei rapporti fra gli uomini sia nei confronti degli animali che, come gli esseri umani, provano gioie e dolori. Molteplici, tuttavia, sono le linee interpretative che L’Anthropophage veicola: il dualismo tra la “natura sensibile” e la scienza “dolce e fiabesca”, l’opposizione anima-corpo, sino alla celebrazione del “diritto alla vita” e della sacralità della vita, che ben riassume, come Maurras afferma, i diritti dell’uomo contenuti nella Dichiarazione del 1789.