Benedetto XVI ha affermato che “la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal culto della liturgia che talvolta viene addirittura concepita: etsi Deus non daretur”. A questa formula, che riassume l’itinerario di secolarizzazione della società contemporanea, il Papa ha opposto quella etsi Deus daretur, che contiene una visione del mondo fondata sul principio del sacro. Espressione per eccellenza del sacro è la liturgia, la preghiera pubblica della Chiesa, atto di culto non del singolo uomo, ma della comunità dei battezzati, riuniti attorno al Santo Sacrificio dell’Altare. Questa liturgia non è solo la trasmissione della parola di Dio all’uomo, e la sua santificazione attraverso i Sacramenti; essa è anche e innanzitutto un insieme di forme sensibili che elevano l’uomo verso Dio e lo aiutano a glorificarlo e a rendergli il culto dovuto.
Negli anni successivi al Concilio Vaticano II, si è voluta sostituire la liturgia tradizionale con una nuova liturgia per avvicinare il mondo alla Chiesa. Il risultato è stato contrario alle aspettative e spesso catastrofico. Il Motu Proprio Summorum Pontificum, con cui Benedetto XVI ha restituito piena cittadinanza alla liturgia tradizionale, indica una direzione diversa.
Il Rito romano antico costituisce oggi, secondo l’autore, la risposta più radicale alla sfida della secolarizzazione, che è la sfida del laicismo e dell’umanesimo anticristiano, che aggredisce la Chiesa e la società contemporanea.