Pierfranco Bruni dialoga con gli scrittori russi. È un dialogo senza l’intolleranza “idiota” di “culture” che emarginano Dostoevskij e le arti o gli scrittori formatisi sulla cultura russa. La letteratura russa ha il realismo nell’inquieto esistere, una inquietudine che travolge tra la storia e la contemplazione. Bisogna amare la Russia pur nella felicità plurinfelice da Evtushenko a Tolstoj, tra la luce e la tragica notte.
In letteratura non può esserci “conservazione”, la creazione è sempre “rivoluzione”, ovvero innovazione nella forma e nella lingua. Dalle civiltà moderne, ovvero da Dante all’epoca di Acmatova, l’errore è stato quello di confondere la “conservazione” con la “tradizione”. Nella Russia della civiltà letteraria il passaggio tra tradizione e conservazione è contradditorio.
Dostoevskij non amò mai la conservazione, da scrittore fu dentro la Tradizione, ma fu un rivoluzionario, perché fu un uomo libero. La sua filosofia ha la cromaticità dell’esistenzialismo, sul solco della tradizione ontologica che va da Socrate a Masullo. È questo l'itinerario del libro: un viaggio tra tradizione e rivoluzione che va da Dostoevskij a Rozanov, da Acmadulina a Brodski.
[ISBN-978-88-3305-442-1]
Pagg. 152 - € 12,00
|