Un incontro, un’immediata amicizia, e Jazz Fraser si trova a liberare il suo segreto raccontandolo a una estranea: l’amica trovata un giorno, per caso, durante un viaggio a Hong Kong.
 Chi è Jazz? Perché conosce l’amore soltanto a quarantun anni?
 L’amica, depositaria di pezzi sparsi della sua vita li ricompone e ne partecipa. Ma è Jazz l’unica protagonista o lo sono tutte le storie prima e intorno a lei?
 In un settembre romano ancora dorato d’estate il racconto dipana, cadendo nelle mani della narratrice.
 “Raccontare accendeva la luce in qualche angolo rimasto in penombra. [Jazz] stava per offrirmi di entrare in alcuni di quegli angoli, senza guidarmi nel percorso. E non sapevo perché. [...] Ora mi stava consegnando un segreto [...] per rendere giustizia a se stessa liberandosi di un peso, che se consegnato non sarebbe più sembrato tale.”
 “[Ed io] mi trovavo ad avere le mani aperte in grembo, che man mano si riempivano di foglietti colorati: i giorni della sua storia. E mentre i foglietti cadevano nelle mie mani cambiavano colore e trovavano il posto che io avevo deciso.”
Non si era sbagliata quando, quel giorno, senza neanche sapere realmente chi fosse, aveva deciso di dire sì. La loro intesa ricreava l’equilibrio e infrangeva, riducendoli in polvere, i momenti in cui a lei sembrava di odiarlo e a lui di non sopportare quella donna ignara di ciò che gli stesse succedendo, delle responsabilità che lo stavano schiacciando. Del male che gli stava crescendo dentro.
In copertina: Francine Van Hove, À quoi rêves-tu, particolare. Per gentile concessione dell'artista. (copyright Francine Van Hove)