Questo non è un libro “reazionario”, non prende di mira questa o quella dottrina idealistica, ma l’idealismo stesso alla radice, nel suo motivo generatore, il cosiddetto «principio di immanenza» (da Cartesio a Berkeley a Hegel ed epigoni), dimostrandone l’infondatezza, l’intima contraddittorietà e l’indimostrabilità radicale quanto alla creazione dell’oggetto e al suo legame necessario con il soggetto.
Se da un lato alcuni idealisti accettano il principio immanentistico, ma soffermandosi sulla constatazione secondo cui per affermare l’esistenza di un qualsiasi ente occorre sempre il soggetto che lo pensa e che crea e accompagna la realtà, dall’altro ne rifiutano le conseguenze ultime e le necessarie conclusioni. Si fermano cioè a metà strada e non si accorgono che tra la premessa e la conseguenza c’è una via di mezzo.
Pertanto il vero problema è questo: quali rapporti legano l’oggetto al soggetto? L’oggetto è un mero fantasma creato dal soggetto? È una creazione o auto-oggettivazione o modificazione del soggetto? E ha, infine, una struttura che lo fa risalire al soggetto, senza imporsi ad esso? Se, dunque, l’oggetto è indipendente dal soggetto nella sua sussistenza e nella struttura, provando in siffatto modo che esso è ente sussistente, allora il soggetto non sarà esso stesso costretto a concludere che l’oggetto permarrà anche quando esso sarà scomparso? E non è questa la dimostrazione del realismo, cioè della capacità della mente umana di attingere enti sussistenti?