Per la prima volta viene affrontato il tema delle italiane che si recarono nell’impero fascista alla fine degli anni trenta. Contrariamente a quanto è stato ritenuto finora si trattò di un fenomeno di massa che interessò circa ventottomila donne, non solo madri e mogli, ma anche nubili. Appartenenti in gran parte al ceto medio, si recarono in Africa in cerca di lavoro e per fuggire da un ambiente che concedeva loro modesti ambiti di libertà e una subalternità spesso umiliante. L’esodo fu facilitato e, in qualche caso, imposto dal fascismo per contrastare il madamismo, vale a dire l’unione con le native, l’inquinamento razziale e l’aborrito meticciato.
L’opera è divisa in tre parti. La prima descrive la situazione delle italiane nella nostra società degli anni trenta e il dibattito sulla necessità della presenza femminile in colonia. La seconda esamina il percorso verso e nella terra promessa e la tragica conclusione. La terza è dedicata alle storie di alcune figure femminili ricavavate da diari, pubblicazioni e interviste. Nell’ampia appendice oltre a una serie di immagini e documenti in gran parte inediti è stato inserito il diario integrale di una colona che descrive il suo percorso dalla partenza dall’Italia per l’Africa Orientale accompagnata da grandi speranze fino al rientro imprevisto e doloroso.