Narra la leggenda che il 25 marzo 421 d.C. un singolare villaggio di pescatori sorse sulle acque di alcune lagune dell'alto Adriatico. Nel corso dei secoli fu chiamato Venetia, Vinegia, Venexia, fino all'attuale Venezia.
Trasformare un villaggio - in quel luogo e con la tecnologia di allora - in una città diventata Serenissima Repubblica e Regina dell'Adriatico fa pensare che quell'idea e la tenacia di portarla avanti nei secoli appartengano più all'immaginazione che alla realtà storica. Ecco perché certi accadimenti che vi si verificarono sfumano nella zona vaga che si colloca tra storia e fantasia dove possono realizzarsi eventi straordinari.
Qui viene narrata la storia di Aloisio Vignali, alchimista del XVI secolo. La sua vita si intreccia con quella di Geo Dalvise, giovane ricercatore del XXI secolo, in un intreccio convulso e affascinante dove il giallo si combina con l'horror, la magia con la fisica nucleare, l'amore con il feticismo, l'utopia con l'ignoranza e la ragion di stato. Ma non solo. Altre forze entrano nel gioco rimbalzando nel tempo.
E tutto ciò avviene in una città che, secondo coerenza e razionalità, non potrebbe esistere.
La luce dell'alba si sarebbe fatta attendere a lungo. Frange di nebbia calavano sin dentro i canali scivolando sulla superficie dell'acqua. Già due volte la barca aveva avuto uno scossone improvviso, si era trattato di corpi di annegati nudi e gonfi, orribili nel loro biancore grigiastro che già preannunciava la putrefazione. Le pale dei remi stracciavano i ghirigori di nebbia, provocavano tonfi soffocati, fruscii liquidi e gorgogliamenti che, nel silenzio, sembravano un parlottare sommesso in una lingua misteriosa. Quando udiva quei suoni, Aloisio non poteva fare a meno di pensare quanto tempo sarebbe stato ancora necessario per catturare il loro messaggio criptico ma fondamentale per svelare il mistero che avvolgeva il concepimento, la gestazione e la nascita di quella città impossibile e soprattutto il significato della Grande Opera.