In letteratura, il Novecento tende a presentarsi in forme caotiche e destabilizzanti. All'interno della nascente estetica modernista, il problem novel vittoriano non e' piu' concepibile, giacche' non rappresenta, e non puo' piu' rappresentare, il mondo moderno, sempre piu' spesso dominato da nuovi paradigmi epistemici. Allora i romanzieri, per riuscire a narrativizzare una simile metamorfosi socioculturale, provano a costruire qualcosa di inedito in grado di descrivere i disagi della modernita'.
Il presente studio, che ripercorre le tappe principali di questo arco temporale, spiega come simili indagini abbiano influenzato la scrittura dei maggiori esponenti del Novecento, in particolare di E.M. Forster. Gli spazi finzionalizzati da quest'ultimo, da quelli metropolitani a quelli di campagna, vengono allegorizzati con lo scopo di rappresentare una realta' altra da se'. Infatti, la letteratura di questo periodo si riempie di sofferenza e trasforma la meccanizzazione del quotidiano in metafora del disagio dell'uomo moderno di fronte alla macchina e alla solitudine; e Forster, cosciente dei tormenti della sua epoca, si ordina al bisogno di riabilitare il dialogo tra l'uomo e le cose del mondo. Celebrando il primo centenario di A Passage to India, qui si torna a interrogare la sua produzione letteraria per mezzo dell'analisi particolareggiata dei luoghi del progresso e del domestico, e quindi a spiegare perche' la narrativa dell'autore sembra essere ancora fortemente attuale.