Leggere questo volume di Francesco Grisi – corredato da un saggio introduttivo di Pierfranco Bruni –, significa incamminarsi nelle eresie del Fascismo, ricercarne le radici profonde e penetrare in quel sottosuolo di anime che hanno formato un’epoca, lasciando un segno indelebile nella civiltà. Pertanto la questione non è circoscritta alle distorsioni in seno al movimento fascista e ai cosiddetti “personaggi eretici” dentro di esso. Queste pagine sono nel contempo un itinerario e una testimonianza di notevole caratura umana nella storia del tempo, fra la tradizione e la contemporaneità dello scrittore-viandante Grisi.
La sua parola esula dal racconto del quotidiano e costruisce un sentiero fatto di metafore, di memoria e di simboli, essendo la scrittura l’elemento di mediazione fra il tempo e la vita. Si tratta dunque di un’operazione culturale, in cui la dimensione onirica e quella storica, la favola e il mito sono in un rapporto di interazione costante.
Del resto, la storia ha bisogno della fantasia per essere ri-scritta e la letteratura necessita della memoria per ri-scoprire il sacro e sondare il mistero. In ambedue i casi è il viaggio dell’uomo nella sua propria coscienza, è la ricerca del senso delle cose impregnata di una profonda cristianità che è a sua volta «un viaggio alla ricerca del centro, del sogno, di un segno», la metafora appunto, che ci riporta alla ciclicità temporale, alla geografia sacra dei valori e al cerchio della vita che mai si chiude.