BIO-BIBLIOGRAFIA


LE OPERE

Fascisti eretici







Francesco Grisi

(1927-1999)


Franccesco Grisi

     Allora i miei genitori sono calabresi. I primi quindici anni della mia vita li ho trascorsi a Cutro, un paese vicino al mare Ionio. In quel mio paese nacque Giovanni Dionigi Galeni che, con il nome di battaglia di "Occhiali", si schierò con la grande armata Turca alla battaglia di Lepanto. Il consiglio comunale mi ha dato la cittadinanza onoraria.
     Vivo a Roma da oltre trent'anni. Ho esercitato molti mestieri. Sono stato docente in un liceo e all'università, come assistente di Giacomo Debenedetti, alla cattedra di letteratura italiana contemporanea. La cosa più significativa che ho appreso è quella di "saper leggere".
     Con la nave ho girato mezzo mondo. Londra mi affascina, ma non ci vivrei. Preferisco Parigi. Le città italiane sono un'altra cosa. Sono così rinascimentali e così arabe da sfiorare la perfezione e la confusione più eccitante.
     Ho pubblicato una dozzina di libri. Alcuni ancora mi convincono. Forse sono un mio lungo diario. Uno scrittore vive sempre, in forma allegorica, la sua storia. Non desidero citare titoli, ad esclusione dei romanzi A futura memoria (Newton Compton, Roma 1986), Maria e il vecchio (Rusconi, Milano 1991) e La poltrona nel Tevere (Rusconi, Milano 1993) che ha ottenuto riconoscimenti significativi in Italia e in Francia.
     In campagna, a Todi, dipingo. Chi vuole altre notizie può scrivermi a Roma: il mio indirizzo è sull'elenco telefonico.
     A proposito: con decreto dell'8 marzo 1965, firmato da Saragat e controfirmato da Moro, sono diventato Cavaliere della Repubblica.
     Credo in Dio perché ho bisogno di perfezione. E. Poi. Dio mi aiuta a capire i miei peccati e a desiderare la liberazione. Senza rimorsi.
     Accetto la storia e mi è sempre più difficile fare il moralista. Qualche volta sono preso dalla tentazione di giudicare. Il conformismo è un male oscuro degli intellettuali. Poi penso che ci sono stati sempre i conformisti. A sinistra e a destra. Tra i fascisti e gli antifascisti. E, poi, c'è la morte che conclude il breve viaggio.
                                                F.G. (giugno 1994)




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