Il presente lavoro di Georges Blin, curato da Giuseppe Grasso, è l’intervento più importante pubblicato in risposta al Baudelaire di Sartre del 1946, un punto di riferimento imprescindibile per capire i termini di un confronto che ha fatto epoca e che appartiene alla storiografia letteraria del Novecento. L’autore vi s’interroga sull’opportunità di esprimere un giudizio morale su Baudelaire solo sulla base dei Journaux intimes.
Se è vero che il Baudelaire di Sartre nasce come introduzione a una raccolta di pensieri autobiografici, i giudizi del filosofo restano viziati dal ritratto che vuole imporre a priori all’autore delle Fleurs du Mal. Il libro, utilizzando il metodo della «psicoanalisi esistenziale» che chiama in causa la «scelta originaria» di Baudelaire, finisce per svilire l’uomo visto da sempre come il prototipo del «poeta maledetto».
Quella di Sartre, spiega l’autore, è una «requisitoria abusiva» in cui il filosofo indossa i panni dell’«inquisitore» più che dell’«indagatore», interessato soprattutto a sostenere le proprie tesi faziose, a verificare le categorie ontologiche dell’esistenzialismo più che a ricercare nell’intimo l’autobiografia dolorosa del poeta. Il libro di Sartre, pur con la sua «maestria», non cattura il lettore.
La replica di Blin intende ridefinire la «situazione di Baudelaire» restituendole quella verità che il filosofo aveva piegato indebitamente ai propri scopi. In tal senso l’autore finisce per porsi come una sorta di anti-Sartre. Il saggio Messe a punto e la rassegna di testi sul Baudelaire di Sartre, posti alla fine del volume, apportano un contributo fondamentale per una migliore comprensione del poeta.