Se lo spazio eurasiatico costituisca realmente un Großraum, nell’accezione schmittiana inteso come una sfera di interessi e di influenza sui generis gestita sotto il controllo diretto o indiretto di una grande potenza, è affermazione che deve essere provata soprattutto con riferimento alla questione di una sua applicazione concreta, in modo più o meno significativo, alla situazione attuale.
“Grande spazio” è un concetto polisemico che combina elementi di diritto internazionale e geopolitica incarnando, soprattutto, una comunità di cultura basata su territori periferici che manifestano un’affinità o comunanza con un nucleo centrale dove i tratti comuni che legano storicamente e culturalmente le regioni periferiche con il centro creano le condizioni per la nascita di un polo di civiltà o sfera culturale.
In questa cornice, i confini trascendono il mero aspetto geografico-amministrativo per trasformarsi nello spazio ontologico di una comunità storica e di civiltà. Dunque, è in questo significato che il Großraum corrisponde, prevalentemente, ai limiti naturali, organici, storici e culturali di quelle che si chiamano comunemente “civiltà”; da questo punto di vista, l’idea di Eurasia, così come nel corso della storia si è andata concretamente realizzando, coincide con la creazione di una civiltà. L’Eurasia è una civiltà.