A 110 anni dalla morte di Emilio Salgari (1911-2021) esistono ancora zone d’ombra riferite alla sua biografia, rese tenebrose da revisionismi e ipotesi disinvolte che hanno sostituito le leggende del passato. Anche la sua opera è ancora vittima di qualche valutazione frettolosa e di qualche pregiudizio. Ed è con riferimento all’opera che si intende accedere, in punta di piedi e anche di penna, nelle stanze segrete o meno frequentate del suo sempre sorprendente laboratorio, alla ricerca di aspetti nuovi, di tesori trascurati, di abilità sottovalutate.
Sfogliare le sue pagine significa peraltro confrontarsi anche con chi le ha scritte, con il suo spirito bohémien e la sua sofferta umanità, in un contesto dove hanno convissuto l’entusiasmo indiscusso delle lettrici e dei lettori insieme alla penuria di riconoscimenti e ancor più di generosità.
Significa inoltre verificare come, sino all’ultimo, Salgari abbia saputo regalare colpi d’ala degni della miglior letteratura.