Nelle opere di Giacomo Leopardi, perfino nei Canti, vi sono presenze di questioni derivate dalle scienze moderne naturali e sociali, che non sono occasionali, ma addirittura costitutive dei contenuti che il poeta, utilizzandole, intendeva trasmettere.
L’indagine su di esse, quindi, si rivela sempre più necessaria se si vuole dare ancora più vigore alle interpretazioni del pensiero di questo grande poeta-filosofo, rintracciando i numerosi rinvii alle scienze della sua epoca, all’interno di quello che lui stesso definiva “il mio sistema”.
Ciò consente di maggiormente comprendere il complesso rapporto fra Leopardi e la Modernità della quale è stato un critico attento e rigoroso. In effetti, come in altre occasioni storiche, una “ragione signorile” ha potuto vedere più intensivamente e in una prospettiva più ampia gli aspetti “negativi”, non detti, dello sviluppo razionale e progressivo del mondo moderno, grazie alla individuazione della loro connessione con nuove forme di “barbarie” che l’ideologia perfettibilista e teleologica dominante alla sua epoca impediva di osservare nel loro carattere strutturale e non accidentale.