La sinistra sembra aver abbandonato la sua vocazione primigenia all’emancipazione della classe lavoratrice e dei ceti meno abbienti per dirigere la sua azione, ispirandosi all’ideologia dei diritti umani universali, a sostegno della globalizzazione e di un’Europa sempre più tecnocratica e distante dalle reali esigenze dei popoli che la compongono.
Adottando tale orientamento, la sinistra sembra essersi quindi convertita al liberalismo e al liberismo nel loro odierno atteggiarsi quali promotori di un governo mondiale elitario basato su un’economia sempre più interconnessa e dominata dalla grande finanza, che incentiva i processi migratori con l’obiettivo di ridurre i salari e incrementare i profitti, a discapito della capacità regolatoria degli Stati nazionali. Tutto ciò mette in discussione le conquiste faticosamente conseguite in Occidente in termini di condizioni di lavoro e welfare state, con pesanti ripercussioni proprio sui lavoratori che in passato la sinistra intendeva tutelare. Non a caso, i partiti che oggi si professano socialdemocratici sono in crisi in Occidente particolarmente presso le fasce di popolazione che un tempo garantivano loro il maggiore apporto elettorale.
Gli autori si pronunciano sulle ragioni di questo “tradimento” – se è lecito parlare di una simile soluzione di continuità -, in virtù del quale la sinistra ha voltato le spalle al “proletariato” e deciso di perseguire le “magnifiche sorti e progressive” assecondando le dinamiche del mercato globale.
Introduzione di Italo Inglese
Interventi di
Adalberto Baldoni - Eugenio Balsamo - Mario Bernardi Guardi - Mario Bozzi Sentieri - Giuseppe Brienza - Rino Cammilleri - Luigi Copertino - Giuseppe Del Ninno - Gianfranco de Turris - Dalmazio Frau - Luciano Garibaldi - Francesco Giubilei - Marco Iacona - Luciano Lanna - Andrea Marcigliano - Gennaro Malgieri - Luca Pignataro - Andrea Scarabelli - Fabio Torriero - Marcello Veneziani