Il periodo in cui Giacinto Auriti ha collaborato con L’Alternativa, l’agenzia di stampa del Centro Studi Politici e Costituzionali, è stato forse il più fecondo della sua vita. Nell’arco di sette anni, anche perché pressato da Marino Solfanelli, il giornalista amico che dirigeva L’Alternativa, scrisse quasi ottanta tra articoli e contributi vari. In essi si ritrovano, organicamente strutturati e trattati secondo prospettive pluridisciplinari, o almeno già contenenti in nuce i futuri sviluppi, tutti i punti forti del pensiero di Auriti.
Il professore di Guardiagrele riafferma costantemente, in questi scritti, la concezione cristiana e classica della società, del diritto, della moneta. Egli sostiene senza tentennamenti la dottrina sociale della Chiesa, e specialmente il principio proclamato dal Papa della Rerum Novarum, S.S. Leone XIII: “Tutti proprietari e non tutti proletari”. Come senza tentennamenti, sulla scia del Papa della Quadragesimo anno, S.S. Pio XI, combatte contro “quelli che, tenendo in pugno il denaro e facendola da padroni su di esso, dominano anche il credito e controllano i prestiti”, cioè contro coloro che si sono appropriati, a loro esclusivo vantaggio e a danno di tutti gli altri uomini, della moneta, l’unico strumento capace di rendere tutti proprietari.
Appunto per contrastare efficacemente l’azione nefasta di tali parassiti dell’umanità, il Professore lancia la sua folgorante proposta: porre la moneta, definita quale bene pubblico e strumento di giustizia sociale, sotto l’ala del diritto, quest’ultimo inteso non semplicemente come regola ordinatrice, ma come portatore e realizzatore del bene comune.