Il male, sia esso fisico o morale, è un dato coessenziale all’umano sentire e costituisce da sempre motivo d’indagine filosofica. Il cammino intrapreso da Antonietta Florio e Gianluca Valle in queste pagine, intessute di finezza ermeneutica e rigore teoretico, è volto a commentare il prezioso saggio di Paul Ricœur Le scandale du mal, opportunamente tradotto e proposto qui per la prima volta al pubblico italiano
Nel saggio in questione, pubblicato nel 1988 sulla rivista «Esprit», il filosofo francese, partendo dalla domanda classica Unde malum?, riflette su questo tema ambiguo e sfuggente per denunciare ciò che lui chiama «scandalo», cioè qualcosa di «ingiustificabile» ai nostri occhi e che può farci piombare in una muta rivolta o nel lamento.
Nel primo capitolo gli autori mettono a fuoco la complessità del saggio, che occupa il secondo capitolo. Il terzo e il quarto percorrono due tragitti personali di lettura, diversi per tono e impostazione, in cui, vagliando e ampliando le argomentazioni ricœuriane, stringono più da vicino la portata del saggio, con particolare attenzione all’origine consolatoria del mito e al «dono» del male.
Il libro è introdotto dal teologo svizzero Marc Faessler, noto per le sue letture dei testi biblici, fine conoscitore dei rapporti fra cristianesimo e giudaismo nonché specialista di Paul Ricœur. Presentando il volume con generosità e benevolenza, Faessler conforta l’impegno profuso dagli autori offrendo alcuni utili suggerimenti interpretativi di cui hanno debitamente tenuto conto.