Oggetto dello studio è Giacinta di Luigi Capuana, romanzo dalla gestazione ventennale.
La prima parte si concentra sulla lunga elaborazione, dai primi abbozzi – ms Accademico-Linceo n. 98 – all’edizione Brigola del 1879, legata a modalità descrittorie di ascendenza francese e a strutture narrative ottocentesche. La critica coeva decreterà che «si è affatto fuori dal reale» inducendo l’autore al rifacimento totale.
Si esamina poi l’evoluzione del testo, generata dalla narrativa verghiana: con la lettura di Vita dei campi (1880) e de I Malavoglia (1881) Capuana comprenderà la necessità di revisionare la materia, i temi e il ruolo dei personaggi, passando dai 12 lunghi capitoli del 1879 alle 3 parti dell’edizione successiva, più snelle e veloci. La “seconda” Giacinta uscirà nel 1886 presso Giannotta di Catania.
Si considerano, infine, la riduzione teatrale in 5 atti (1888) e l’edizione a stampa del 1889: quest’ultima poco muta per struttura ed organizzazione della materia, concentrandosi sulla veste linguistica. La sua importanza risiede inoltre nella lettera prefatoria a Neera, che ricostruisce il percorso creativo seguito e le tappe che hanno portato il romanzo alla forma definitiva.