Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto, crederanno.” (Gv 20,26-29)
Il dubbio e l’incredulità dimorano in ciascuno di noi. C’è chi fa fatica a credere, chi dubita, chi vuol vedere e toccare, chi continua a farsi domande e spesso si sente in crisi: siamo un po’ tutti san Tommaso, siamo esigenti e vogliamo delle prove, spesso però pretendiamo di imprigionare Dio nei nostri miseri ragionamenti, siamo bisognosi di miracoli, prodigi e visioni che comprovino che la nostra fede è ben riposta. Per fortuna, il Vangelo ci ricorda che non c’è fede senza dubbio, e questo fatto mi rincuora tantissimo proprio perché credere non è una semplice operazione del nostro cervello, non è come constatare che due più due fa quattro.
Credere è un atto d’amore, è un fidarsi, è una scelta di vita libera e gratuita. Una cosa è certa: a credere si impara e i miracoli servono per rafforzare la fede, questo io l’ho provato sulla mia pelle.