Louis-Ferdinand Céline da un enorme fascino magnetico. Molti uomini lo amarono – senza speranza – e molte donne, tra le più belle e intelligenti dell’epoca, ne caddero preda arrivando fino al suicidio dopo il suo inevitabile abbandono.
Il suo modo di parlare alle donne fu estremamente libero, con parole tolte dal gergo dell’argot o dai manuali di ginecologia. Nessun romanticismo. Mai volle arrendersi al sentimento.
Però non fu semplicemente un esteta tombeur des femmes, libertino oltreché raffinato amatore aperto a tutte le esperienze. In lui, infatti, sempre troveremo vari aspetti della sua personalità e del suo pensiero su diversi argomenti.
Uno di questi è il suo femminismo, in un’epoca in cui non era alla ribalta come adesso; arriva dove le femministe non erano ancora arrivate, ossia a criticare una eguaglianza tra i sessi che secondo lui abbasserebbe la donna al livello dell’uomo, che egli disprezza profondamente.
Un altro aspetto della visione céliniana della femminilità sarà il parto. La Nascita. Di fronte a questo, che vede come un miracolo, tutte le sue difese crollano.
Ma non finisce qui: l’elemento femminile, sia visionario che reale, influenzerà tutta la sua vita.