Quale fu l’errore di Eva? Se si pensa alla prima donna nella Genesi, la risposta è facile: la trasgressione al comandamento divino. Più problematico è rispondere alla domanda: perché commise quell’errore?
Qualche studioso laico sostiene che lo fece per amore verso l’uomo. Tale tesi è discutibile ma suggestiva, tanto da forzare similitudini più terrene e fantasiose con le numerose storie di donne pronte a sacrificare un grande ideale per un vero amore. Come è appunto l’Eva del romanzo, giovane e affascinante nobildonna spagnola a capo di una comunità fondata dai suoi avi, votata a soccorrere coloro che per lutti o sciagure hanno perso la voglia di vivere.
Tale soccorso, elargito su richiesta dai suoi guaritori, che operano con pratiche esoteriche e sostanze psicoattive emesse dai “ceri di Dio”, è essenzialmente affettivo e non fa eccezioni sul tipo di amore da dare per ottenere il recupero del sofferente. Ma una dura profezia incombe sulla comunità e si realizzerà se, nello svolgere la loro missione, gli adepti perderanno la propria castità sentimentale, regola stabilita all’origine dai fondatori.
Un mondo sotterraneo di bisogni personali e sogni di felicità a buon mercato verrà scoperto proprio in un cimitero, il luogo che più si penserebbe privo di umane passioni.