Il Manualetto di Filosofia Contemplativa di Ran Lahav, che viene qui pubblicato per la prima volta in italiano a cura di Silvia Peronaci, è il copione originario di un intenso laboratorio di vita filosofica tenutosi nel 2005 in Spagna, dove l’autore organizzò, come si legge nella Premessa alla presente edizione, il Primo Ritiro Internazionale di Filosofia Contemplativa.
Se meditare in occidente è pratica ormai sfruttata per tenere in corsa quei clienti che la modernità mette a dura prova, prevenire lo stress stando alla finestra sembra però una proposta troppo comoda. Contemplare, tradizionalmente, rimanda all’idea dello spettatore disinteressato. Nella Filosofia Contemplativa di Ran Lahav, invece, volta a elevare il senso della nostra esistenza ordinaria, significa l’esatto contrario.
Questo Manualetto, quasi un biglietto con le istruzioni scritte a penna per la casa che l’amico ci ha prestato, contiene quelle rare chiavi levigate che aprono bene. Pochi istanti e capiamo, con gradita meraviglia, che l’interno silenzioso dove siamo entrati non è una casa altrui ma il luogo da sempre ricercato, quello di cui siamo protagonisti indiscussi – la nostra stessa vita. Se, quando ne siamo messi alla porta, malediciamo il fatto di pensare, ora possiamo farci pace.
«Contemplare è pensare a partire dal nostro silenzio interiore», premette l’autore. Pensare, cioè, non ha nulla a che vedere col caos e col tormento. Ran Lahav, in righe chiare e di agile lettura, non spiega semplicemente perché pensare sia un piacere ma illustra con precisione come farlo. La filosofia è «contemplativa», scrive, perché ci chiede di «aprirci» e di «ascoltare», di «rispondere dal centro del nostro essere», dalla sua «profondità».