IL RITRATTO IMMAGINARIO DALLA FIN DE SIECLE AL CONTEMPORANEO
"A Robe Embroidered with Pearl and Sequin"
Spesso ricordato come una delle personalita' piu' rilevanti della letteratura decadente, nonche' come il grande maestro che addita nuove vie di fuga (almeno sulla pagina) dalla rigida cultura tardovittoriana, Walter Pater fu anche l'ideatore del "ritratto immaginario", una peculiare fantasia di ambientazione storica il cui fascino ha catturato nel tempo autori del calibro di Virginia Woolf, Vernon Lee, Edith Wharton e Thornton Wilder.
Partendo dall'analisi di Imaginary Portraits, la raccolta che al genere ha dato il nome, lo studio di Riccioni esamina quegli elementi ricorrenti che permettono di accomunare ai racconti di Pater le opere di scrittori americani come Frederic Prokosch e Steven Millhauser. Proponendo svariate ambientazioni, dal Seicento olandese all'Austria di fine secolo, dal Rinascimento francese all'epoca romantica, tali opere offrono al lettore un sottile, penetrante racconto della Storia tramite l'evoluzione estetica di personaggi che ne incarnano lo "spirito del tempo".
Il "ritratto immaginario" appare - nelle mani di questi scrittori, diversi per estrazione e cultura - uno scintillante tessuto, tempestato di "perle e zecchini", come ebbe a scrivere Vernon Lee nei suoi saggi sul teatro e la musica italiana del XVIII secolo, rivelando nel panorama editoriale odierno e sulle sensibilita' e sul gusto propri della narrativa contemporanea la duratura influenza della cultura di fine Ottocento.