Gustave Cohen (1889-1958), nato in Belgio da famiglia ebraica, padre francese e madre belga, abbracciò la nazionalità paterna con entusiasmo, mosso da patriottismo e da un profondo trasporto per l’eredità culturale di quella che chiamava la «France éternelle». È stato un universitario, filologo e medievista, ma anche uomo di teatro e impresario.
Nominato nel 1912 professore all’università di Amsterdam, nel 1914 parte per la guerra dove è arruolato come ufficiale. Alla fine del primo conflitto mondiale, è chiamato a insegnare all’università di Strasburgo e poi alla Sorbona di Parigi, dove ottiene la prestigiosa cattedra di Letteratura francese, lasciando un vivido ricordo della sua appassionata dedizione all’insegnamento e lavorando al fianco di professori come Marc Bloch e Henri Focillon. La sua permanenza a Parigi è tuttavia interrotta negli anni dell’occupazione nazista, quando, rimosso dalla cattedra parigina a causa del governo collaborazionista di Vichy, è costretto a lasciare la capitale e ad andare prima nella Francia meridionale, poi negli Stati Uniti.
Dal 1941 è visiting professor all’università di Yale e poi all’Ecole libre des Hautes Etudes di New York, scuola di cui fu fondatore, con Jean Wahl e col sostegno di Jacques Maritain e Henri Focillon, oltre che presidente. Tornato in Francia, Cohen riprende i corsi interrotti durante la guerra, andando a occupare la consueta posizione di cattedratico alla Sorbona. Partito da radici ebraiche, matura pian piano la risoluzione di convertirsi al cattolicesimo, una decisione che prenderà a 64 anni, nel 1943, alla presenza di Jacques Maritain, amico e collega di facoltà. Fu anche decorato con il grado di commandeur della Légion d’Honneur. Un suo busto figura oggi all’Institut français.
Gustave Cohen si è dedicato prevalentemente a studi di storia della letteratura medievale e di storia del teatro medievale, come attesta l’opera di testi in due volumi La Comédie latine en France au XIIe siècle, pubblicata nel 1931. A parte questo suo specifico interesse settoriale, cui si dedicò tutta la vita, Cohen disponeva di una vastissima padronanza culturale che lo faceva spaziare dal greco antico alla filologia e alla letteratura francese contemporanea.
L’interesse per quest’ultima è rappresentato, a parte qualche occasione dannunziana, dall’incontro con Paul Valéry, di cui commenterà alla Sorbona, nel 1933, il celebre poema Le Cimetière marin, in presenza dell’autore, con uno studio critico che ha fatto epoca e che fu pubblicato dall’editore Gallimard di Parigi lo stesso anno. Il testo di quel corso universitario è qui tradotto per la prima volta in italiano.
Fra le altre opere ricordiamo Rabelais et le théâtre (1911), Ronsard, sa vie et son œuvre (1924), Le Théâtre en France au Moyen Âge (1928-1931), in due volumi, Un Grand Romancier d’amour et d’aventure du XIIe siècle: Chrétien de Troyes et son œuvre (1931), Le Miracle de Théophile (1933), Le jeu d’Adam et Eve (1936), La Grande Clarté du Moyen Âge (1943), Anthologie de la littérature française au Moyen Âge (1946), i due volumi delle Œuvres complètes di Ronsard curati per la Bibliothèque de la Pléiade (1950) e Le Théâtre français en Belgique au moyen âge (1953).