Davide Lajolo è stato un intellettuale «poliedrico»: politico, giornalista, scrittore. Questa dimensione «prismatica» gli ha nuociuto. Egli è stato considerato, di volta in volta, politico prestato al giornalismo oppure giornalista improvvisato scrittore. Ciò ha portato ad una sottovalutazione complessiva della sua opera davvero poderosa. In più, come scrittore, è stato posto, tra gli autori dell’area monferrina e langarola del Piemonte, qualche gradino al di sotto di Pavese e di Fenoglio, più vicino al secondo rispetto al primo.
Il presente volume si propone di sgombrare il campo da tutte queste letture riduttive e preconcette, di approfondire il tormento umano e ideologico-culturale che portò Lajolo a passare dall’adesione giovanile al fascismo alla guerra partigiana, come comandante di formazioni garibaldine, e alla militanza comunista, con funzioni dirigenti, nell’ambito del movimento operaio organizzato, di evidenziare il contributo originale da lui dato al giornalismo italiano, come direttore de «L’Unità» e di «Giorni-Vie Nuove», di valorizzare le sue doti di scrittore, non solo di storie partigiane, ma anche di racconti sul mondo contadino, di cui egli è riuscito a cogliere, al pari di Pavese e diversamente da Fenoglio, la dimensione mitica, interpretata in termini progressivi, non reazionari.
[ISBN-978-88-3305-034-8]
Pagg. 200 - € 16,00
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