C’è una sottile parete che separa realtà e fantasia, che sfuma in tinte sfocate cosicché da impedirci l’esatta ricognizione dei limiti di entrambe.
È in questa sorta di limbo che si muovono i cinque racconti della raccolta di Paolo Borile, dove la fantasia diventa di volta in volta il non detto, l’insperato, l’equivoco che non permettono l’esatta percezione di ciò che sta accadendo o lo distorcono, lasciando i protagonisti comunque attoniti o, come Jack Lanterna, increduli e inevitabilmente persi.
Ma solo la consapevolezza dell’esistenza di quel confine consente una visione d’insieme, onesta e sincera, a volte impietosa ma sempre preferibile a una verità amputata.