BIO-BIBLIOGRAFIA


LE OPERE

Difesa della poesia

La regina Mab







Percy Bysshe Shelley


Percy

     Percy Bysshe Shelley (1792-1822), interprete del genio mistico e rivoluzionario dell’epoca romantica, è stato uno dei maggiori lirici della letteratura mondiale oltre che uno dei massimi rivendicatori della funzione profetica e oracolare della poesia.
     Figlio di una ricca famiglia della nobiltà terriera britannica, fu educato a Eton e a Oxford. Rivelò subito una grande insofferenza per il modo di vita e le idee del suo ambiente, improntati all’ipocrisia, meditando su sistemi sociali più liberi.
     Dopo l’espulsione dallo University College di Oxford per aver pubblicato La necessità dell’ateismo, un opuscolo in cui avanzava tesi agnostiche, si trasferì a Londra dove sposò la sedicenne Harriet Westbrook. Qui ebbe l’opportunità di conoscere il filosofo William Godwin, di cui fu estimatore, sua figlia Mary, lo scrittore Thomas Love Peacock e il vegetariano J.F. Newton.
     Nel 1814 il fallimento del matrimonio, il definitivo abbandono di Harriet (che si suicidò), l’amore per Mary e lo scandalo che ne seguì lo costrinsero ad abbandonare l’Inghilterra e ad andare in Francia e in Svizzera. Le disagiate condizioni economiche resero difficile la loro permanenza e dovettero rientrare in patria.
     Nel 1815, alla morte del nonno, Shelley ereditò una discreta somma che gli permise di godere di una discreta rendita.
     Nel 1816, in occasione di un altro viaggio in Svizzera con Mary (divenuta sua moglie), conobbe Lord Byron, al quale fu legato da un sentimento di profonda amicizia. A Londra ebbe modo di frequentare la cerchia di Leigh Hunt, dove conobbe John Keats.
     Nel 1817 compose La rivolta dell’Islam, Proposta per porre ai voti la riforma del regno e il componimento breve Ozymandias. Per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute, alla fine del 1817 abbandonò definitivamente l’Inghilterra e venne in Italia. Qui soggiornò sui Colli Euganei, a Lucca, Napoli, Roma, Firenze, Pisa e a San Terenzio, sul Golfo di La Spezia, dove annegò nel corso di un violentissimo nubifragio l’8 luglio 1822.
     Nel periodo italiano Shelley scrisse tutti i suoi capolavori, fra i quali ci limitiamo a ricordare il poemetto filosofico Epipsychidion, Versi scritti sui Colli Euganei, il dramma lirico in quattro atti Prometeo liberato, in cui è evidente l’influsso del platonismo, la tragedia I Cenci, le liriche migliori tra cui Ode al vento d’Occidente, Ode all’allodola, Ode alla libertà, l’elegia Adonais per la morte di Keats e il poema Il Trionfo della Vita, composto in terza rima sul modello dantesco e pubblicato postumo. Al periodo italiano appartengono anche i due scritti in prosa Difesa della Poesia, uno dei documenti teorici fondamentali dell’estetica etica romantica e Una visione filosofica della riforma, sulle istituzioni politiche e sociali inglesi del tempo.




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