È il 1953 quando nel sottosuolo di Alanno viene scoperto un liquido: il famoso “Oro nero”. Questo avvenimento che balzò agli onori della cronaca nazionale ed estera ha rappresentato un volano di sviluppo e di crescita per il paese per oltre un decennio.
I benefici, tuttavia, non furono di natura economica, ma aiutarono la popolazione locale, povera, distrutta dalla guerra e dimenticata dallo Stato, a riacquistare la speranza di migliorare le proprie condizioni di vita e a sognare un avvenire migliore. Tutto fu poi vanificato dalla decisione dei cosiddetti poteri forti di chiudere i pozzi.
Intrecciando “vero storico e vero poetico” e costruendo un testo che ha la robustezza del saggio e la snellezza del racconto, in cui i fatti reali sono documentati e documentabili, Giovanni Assetta, scava nel passato per far conoscere alle nuove generazioni e riportare alla memoria di chi quegli anni li ha vissuti, le lotte e le sciagure, le iniziative intraprese e gli errori compiuti, affinché non si ripetano più. D'altronde è soltanto conoscendo il passato e riscoprendo le nostre radici e tradizioni che possiamo auspicare a uno sviluppo per la nostra società che non sia ipotetico o frutto di vagheggiamento, ma fattibile e realistico.