Erich Köhler (Langenau, 1924-Freiburg, 1981) è uno dei massimi filologi romanzi del nostro tempo. Studia a Leipzig, conseguendo il dottorato nel 1950; dopo la docenza a Hamburg (1955), nel 1958 ottiene alla cattedra all’Università di Heidelberg. Dal 1967 entra a far parte della “Heidelberger Akademie der Wissenschaften” e dal 1970 succede a Hugo Friedrich nella cattedra di Filologia romanza dell’Università di Freiburg.
Ha fatto parte della direzione delle riviste “Germanisch-romanische Monatsschrift”, “Romanistiches Jahrbuch” e “Romanistische Zeitschrift für Literaturgeschichte”. Ideatore, con Hans Robert Jauss, del Grundriss der romanischen Literaturen des Mittelalters, che fornisce un quadro della produzione letteraria medievale divisa per generi, è considerato uno dei più validi rappresentanti della nuova critica tedesca improntata su basi storico-sociologiche della letteratura. Tra le sue opere: Sociologia della “fin’amor”. Saggi trobadorici (Padova, Liviana, 1976); Per una teoria materialistica della letteratura. Saggi francesi (Napoli, Liguori, 1980), L’avventura cavalleresca. Ideale e realtà nei poemi della Tavola Rotonda (Bologna, Il Mulino, 1985), Il romanzo e il caso. Da Stendhal a Camus (Bologna, Il Mulino, 1990).
Successivamente, nella prima serie di “Micromegas”, ho curato l’edizione italiana di due suoi brevi saggi, Ninfea e uova di cigno (1975) e Alphone de Lamartine, “L’isolement” (1981) – tratti dalla sua ultima raccolta Literatursoziologische Perspektiven (a cura di H. Krauß, Heidelberg, K. Winter, 1982) – col titolo: Prospettive sociologiche della letteratura. Mallarmé e Lamartine (con una prefazione di Henning Krauß, Chieti, Solfanelli, 1992, traduzione di Giuliana Cutore). Gattungssystem e Gesellschaftssystem (Sistema dei generi e sistema della società) è il saggio iniziale con cui Erich Köhler inaugura il primo numero della sua rivista «Romanistische Zeitschrift für Literaturgeschichte» («Cahiers d’Histoire des Littératures Romanes»), nel 1977.
Un saggio importante e , per così dire, “fondante”, poiché rappresenta la sua apertura nei confronti della teoria dei sistemi e dunque un approccio innovativo alla sociologia della letteratura. Inspiegabilmente omesso nella traduzione italiana del suo Per una teoria materialistica della letteratura, questo breve ma pregnante intervento è stato invece inserito (nella traduzione di Mario Mancini) nel “Festschrift” in sua memoria, La pratica sociale del testo. Scritti di sociologia della letteratura in onore di Erich Köhler (a cura di C. Bordoni, Bologna, Clueb, 1982), dove sono presenti numerosi interventi attorno allo stesso tema: oltre al saggio qui pubblicato, quel volume (ormai introvabile) raccoglieva testi di Estela Cédola Veiga, Alfredo De Paz, Robert Escarpit, Ralph Heyndels, Henning Krauß, Jacques Leenhardt, Mario Mancini, Wolfgang Orlich, Graziella Pagliano, Romolo Runcini, Alan Swingewood, Nicolas Tertulian, Pierre V. Zima.
L’occasione fu offerta dalla contemporanea organizzazione, presso l’Università di Freiburg, dove Köhler aveva insegnato, di un convegno di studi in occasione del primo anniversario della sua prematura scomparsa (3 giugno 1981).
La ristampa di quel saggio del 1977, assieme alla postfazione di Wolfgang Orlich, stretto collaboratore di Köhler e attualmente docente presso la stessa Università tedesca, rappresenta un doveroso omaggio per ricordare il grande filologo romanzo che ha mostrato un interesse non marginale per la sociologia della letteratura, a venticinque anni dalla sua morte, a nome di tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e di apprezzare il suo prezioso lavoro e la grande onestà intellettuale.