Romolo Runcini

Enigmi del fantastico

Presentazione di Carlo Bordoni

Solfanelli, Chieti Gennaio 2007

 


Presentazione di Carlo Bordoni


     Lo scopo di questa nota introduttiva è illustrare al lettore l’importanza e l’eccezionalità dei testi che seguono, raccolti sotto il titolo di Enigmi del fantastico.
     Runcini è ben noto a livello internazionale per i suoi studi sulla paura e sulla letteratura popolare, attraverso un rigoroso metodo sociologico. Ma la sua fama si è attestata saldamente con la realizzazione di un opus ambizioso e fondamentale, quel La paura e l’immaginario sociale nella letteratura di cui sono usciti finora i primi due volumi (Il Gothic romance e Il Roman du crime) (1), e di cui si preannunciano il terzo e il quarto dedicati al romanzo industriale e alla fantascienza. Una ricerca “sul campo” che apre nuove prospettive sulla letteratura non mimetica e costituisce un formidabile strumento interpretativo di tutta la produzione popolare (e poi “consumistica”) che passa per la tradizione del romance.
     Accanto a questa più vasta operazione critica sull’immaginario popolare, Runcini non ha mancato di affiancare le necessarie riflessioni teoriche (2): un bisogno avvertito con maggiore insistenza in questi anni, al punto di progettare un voluminoso testo sulle radici filosofiche, antropologiche e sociologiche del fantastico.
     Si tratta di una ponderosa estetica dell’eccentrico, a cui sta ancora lavorando e la cui pubblicazione è attesa con impazienza. Come spesso accade quando si pone mano a progetti di così vasto interesse, la curiosità è tale da pretendere anticipazioni che possano soddisfare il lettore avvertito: il che è puntualmente avvenuto, prima con la pubblicazione parziale del capitolo sulla scrittura fiabesca (L’incanto della fiaba) sulla rivista “Prometeo” (n. 92, dicembre 2005) e, poi, con questo Enigmi del fantastico che riproduce — per gentile concessione dell’Autore — il terzo (Dall’immaginario al reale, o viceversa? L’enigma del fantastico) e il quarto capitolo (La paura, atto e spazio dell’interdetto: il fantastico tra sacro e profano) di questo work in progress.
     Non sfuggirà neanche al lettore più distratto l’ampio respiro dell’analisi runciniana a cui piace andare alla radice delle cose, ricostruendo con pazienza i percorsi meno noti del mutamento culturale, senza mai dare nulla per scontato, richiamando anzi costantemente aspetti, suggestioni e riferimenti all’evoluzione del rapporto tra cultura e società attraverso i secoli che spesso vengono disattesi, tralasciati o dati per scontati.
     Questa attenzione meticolosa dell’evoluzione del pensiero umano (e dei suoi riflessi sulla cultura, sull’immaginario, sul sociale) è frutto di un metodo sociologico-letterario a cui Runcini è sempre stato fedele. Basti pensare a osservazioni illuminanti come quelle prodotte a proposito dell’intrusione dell’irrazionale nella cultura greca: il richiamo ad Aristotele e alla profonda crisi culturale determinata dalla scoperta dei numeri irrazionali. La crisi mina alle fondamenta il mondo ordinato e razionale (basato sulla perfezione dei rapporti matematici), che si era appena stabilizzato con la prevalenza del logos. Un lungo percorso sviluppatosi di pari passo con la scrittura, la quale — stando alle ricerche più recenti — è essa stessa originata da simboli matematici (3).
     Runcini mette opportunamente in rilievo l’importanza che in questo contesto assume il contrasto tra sacro e profano. Operando un rovesciamento radicale delle convinzioni indotte da una superficiale conoscenza della questione, egli dimostra invece l’inequivocabile appartenenza del fantastico al profano: erede legittimo della crisi di un mondo ordinato, in cui gli dèi dominavano incontrastati. È la volontà di dominio (hybris) a spingere il carattere profano al di sopra del sacro e a preparare quella “civiltà della colpa” da cui neppure la psicanalisi freudiana ci ha saputo guarire.

     Romolo Runcini ha compiuto ottant’anni nel 2005 e, tra le numerose manifestazioni di affetto che hanno accompagnato il suo anniversario, c’è stata anche la pubblicazione di un “Festschrift” in suo onore (4), dedicato ovviamente al fantastico. In appendice riportava una breve intervista allo stesso Runcini, dove venivano messe in luce alcune importanti motivazioni che l’hanno spinto a indagare, per un’intera esistenza, sulla letteratura non mimetica. Ora questo suggestivo saggio, anticipato nella nostra collana “Micromegas”, chiarisce meglio — aprendosi a inquietanti interrogativi — il senso “profano” del fantastico, di questo immenso territorio dell’immaginario umano che attende di essere esplorato compiutamente.

Carlo Bordoni

     1) R. Runcini, La paura e l’immaginario sociale nella letteratura. I. Il Gothic Romance, Liguori, Napoli 19952; II. Il Roman du crime, Liguori, Napoli 2002.
     2) Tra i testi teorici a carattere metodologico che rivestono una funzione propedeutica rispetto agli ultimi saggi sul fantastico, va tenuto presente in particolare un agile volumetto dello stesso Runcini, dal titolo Lineamenti di sociologia della letteratura, Sapere, Napoli 1985.
     3) Cfr. G. Bocchi, M. Ceruti (a cura di), Origini della scrittura. Genealogie di un’invenzione, Bruno Mondadori, Milano 2002; ma più in particolare D. Schmandt-Besserat, When Writing Came About, University of Texas Press, Austin 1996.
     4) C. Bordoni (a cura di), Linee d’ombra. Letture del fantastico in onore di Romolo Runcini, Pellegrini, Cosenza 2004.