Paolo Sella, figlio di Emanuele, primogenito della storica famiglia Sella, nasce a Vallemosso il 14 luglio 1909. Tra gli ascendenti annovera il pioniere dell’industria laniera moderna, Pietro, e uno dei maggiori protagonisti dell’unità d’Italia, Quintino. Il casato conta cinque deputati e due senatori nel Parlamento subalpino e italiano, e tre accademici dei Lincei.
Dopo la prima infanzia trascorsa a Perugia, Paolo frequenta a Torino le scuole elementari, e il ginnasio inferiore nel Regio Collegio Carlo Alberto di Moncalieri, e vi consegue a pieni voti la maturità liceale. Si laurea a pieni voti nel 1932 in Giurisprudenza all’Università di Genova con una tesi in diritto societario. A Genova, Emanuele si era stabilito definitivamente come docente di Economia politica, assumendo successivamente la carica di Rettore Magnifico.
Personalità volitiva e indipendente, Paolo Sella nel corso degli studi aveva maturato anche una vasta esperienza giornalistica. Fu inviato speciale del quotidiano torinese “Gazzetta del Popolo” e di quello genovese “Il Cittadino” in Francia, Spagna, Germania. Di particolare interesse i suoi servizi sulla prima fase della rivoluzione spagnola, sulla crisi tedesca del triennio 1931-1933, e sull’ascesa di Hitler da Monaco a Berlino.
Conseguita l’iscrizione nell’albo degli avvocati, Paolo Sella si dedicò al settore industriale sia come imprenditore in proprio, che come alto dirigente nell’industria metalmeccanica. In quanto tale, occuperà incarichi di rilievo negli organi associativi dei sindacati imprenditoriali. Sarà tra i fondatori della Confapi (Confederazione della media e piccola industria) e tra i dirigenti di vertice della Confcommercio.
Nel 1941 sposa Irene, figlia del marchese Giovan Battista Curtopassi e di Maria dei marchesi Targiani.
È attivo in Milano e in Piemonte nella lotta clandestina contro l’occupazione tedesca; è strenuo assertore della legittimità sabauda, combatte per la Monarchia sia nel referendum del 2 giugno 1946 che nelle elezioni per la Costituente.
Sempre attivo in politica, spesso su “zone di confine”, Sella, di concerto con Umberto di Savoia, il cardinale Giuseppe Siri, padre Giacomo Martegani, diventa un alto esponente del Movimento Mondiale dei Partigiani della Pace. Le grandi campagne pacifiste tra la fine del 1950 e il 1953 lo vedono impegnato e combattivo in Inghilterra, Francia, Polonia. All’interno del movimento, Paolo Sella si fa portatore della rappresentanza e dell’impegno degli “indipendenti” non marxisti. All’estero promuove un’immagine nuova, sociale, e di stampo scandinavo, della dinastia sabauda sugli scenari di pace dell’Europa.
Nella seconda metà degli anni Cinquanta, Paolo Sella accentua la presenza nella lotta contro il sistema bancario italiano e contro i monopoli. Una lotta che condurrà, senza quartiere e anche nelle aule giudiziarie, sino ai tardi anni Settanta; sino allo storico scontro dell’assemblea Montedison in cui capeggiando i piccoli azionisti mise in forse la maggioranza di Eugenio Cefis, assente dall’aula. Il quotidiano “Il Manifesto” del 28 maggio 2004, in occasione della morte di Cefis ricorda Sella in quella circostanza: “... Sella di Monteluce, il più formidabile di tutti, un vero capopopolo”.
Le serrate campagne contro l’economia speculativa, condotte da Paolo Sella furono sostenute da comunicati stampa, interpellanze popolari, iniziative giudiziarie anche presso organismi internazionali, e, soprattutto, da una stampa periodica fortemente critica, cui partecipavano anche autorevoli studiosi dell’economia e del diritto di università italiane. Tra le testate, si ricorda la “Rivolta del Popolo”, sulle cui colonne comparvero le denunce più audaci contro la corruzione del sistema politico italiano, che trovarono puntuale conferma nella “rivoluzione giudiziaria” dei primi anni Novanta.
Ancora in piena attività, Paolo Sella di Monteluce muore improvvisamente a Roma il 16 agosto 1984.